Il profumo – Patrick Suskind

Sarà che io, non avendo grandi doti olfattive, mi sono sentita ghettizzata da questo mondo parallelo fatto di odori e proiezioni razionali. Come se non nutrissi un risentito dispiacere personale per la perdita di certe sfumature quotidiane, arriva Suskind a rimarcare che l’odore è come l’anima e chi non lo ha o non lo percepisce è arido, mentre chi lo percepisce ne è schiavo e nemmeno s’accorge di esserlo, convinto di percepire il mondo con gli occhi e con il tatto. Ma Grenouille è davvero un mostro, lo è perché non ha odore/anima (e questo sembra giudicare le sue nefandezze) e la sua condanna è quella dell’ipersensibilità alle anime altrui.

Personaggio originale, in un certo senso, nonostante mi abbia ricordato i personaggi delle storie soft horror in cui se ti rubano (o anche solo calpestano) l’ombra muori perché se non hai l’ombra, il riflesso (e qui Il profumo), l’anima non sei completo.
Ma non è vero che Grenouille non è antipatico, come ho letto in tante recensioni. E’ dannatamente sfacciato e arrogante, una vera zecca (lo definisce così l’autore!), che si pone al di sopra di tutto e di tutti solo perché hai un naso.

Sicuramente la narrazione è superiore a quella del film, che francamente mi ha indisposta nei confronti della lettura. Quindi è possibile che il conteggio finale delle stelline sia influenzata dalla nefanda visione della pellicola. Mea culpa.

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La contessa nera – Rebecca Johns

Il libro in se non ha nulla per cui essere rimproverato: è scorrevole, è ben scritto, è piuttosto documentato e credibile. Un ottimo romanzo storico, spunto per approfondire alcune conoscenze geografiche e storiche sull’Europa dell’est. La mia riserva è dovuta al potenziale che l’autrice non ha sfruttato. Con una protagonista come la contessa Bathory sarebbero potute svilupparsi situazioni intriganti e ambientazioni noir di tutto rispetto e invece la scelta stilistica su cui è improntato tutto il romanzo nega a priori ogni accenno alla leggendaria crudeltà della protagonista.
La lettera dal carcere indirizzata al figlio non può che contenere un tentativo di discolparsi, di minimizzare e nascondere i fatti più truci e di captatio benevolentia da parte della madre. Così tutta la narrazione in prima persona è permeata del vittimismo di Erzebeth: tradita dal marito, derisa dalle serve che le mancano di rispetto, tradita dagli amici e dagli amanti. Tutti ingrati nei suoi confronti, che la costringono a rivalersi in qualche modo. Le sevizie ai danni delle servette non sono altro che uno sfogo di una rabbia incontenibile che offusca la mente della Bathory mentre perpetua le violenze.

Narrativamente tutto ciò è di grande effetto, ma è assai poco credibile vista la fama della “contessa dracula” per essere stata la prima vera serial killer della storia. Centinaia di omicidi provati, feroci quanto futili i suoi, che sarebbero stati, tra leggenda e verità, ottimo spunto letterario e che evidentemente sono stati sprecati.

More about La contessa nera
Ho trovato più nero e torbido “La regina maledetta” di Jeanne Kalogridis, se può interessare.

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Quattrocento – Susana Fortes

Mediocre tentativo di romanzo di genere. Sulle prime la protagonista cerca di farsi passare per una studiosa del Rinascimento, che sarà in grado di risolvere un antico mistero e regalando un tassello perduto alla Storia. Fin da subito invece dimostra di essere una sgallettata raccomandata che studia poco ma gira molto per Firenze immaginando di essere circondata da paggi, cavalieri e dame quattrocenteschi. Non perde occasione per sbavare dietro il professore che la segue durante il dottorato e che, essendo amico del padre scomparso, ha almeno 30 anni più di lei. Anche la parte del libro ambientata nella Firenze medicea è poco più che raffazzonata. Tutto si concentra sulla congiura, sull’atto truculento e molte cose sono inesatte e addirittura poco plausibili. Il libro è così brutto che nemmeno l’autrice aveva più voglia di continuarlo, presumibilmente. Di fatti la storia si interrompe all’improvviso. Non succede niente. Sono i protagonisti che stanno seduti a chiacchierare tra di loro a rivelarci l’epilogo della vicenda storica. Anzi, è il professore che parla, lei intanto continua a sbavare e a pensare ai fattacci suoi. Sembra che l’unica cosa che conti veramente sia la precisazione sulla storia d’amore tra i due e le elucubrazioni filosofiche da quattro soldi della protagonista che si gode l’alba col fidanzato/nonno.More about Quattrocento

Altra cosa che odio sono le citazioni a vanvera, messe pur di far vedere che si conoscono le cose, e gli elenchi interminabili di cose, di qualsiasi cosa si stia parlando, pur di allungare il discorso e far volume di pagine. La morte del romanzo storico.

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Vita e destino – Vasilij Grossman

Particolarmente lungo, complesso, prolisso. Inizia ad appassionare dopo le 150 pagine circa, perchè all’inizio è fumoso e gli unici punti di riferimento sono i nomi. E coi nomi russi ho già una certa difficoltà di mio, se poi i personaggi iniziano ad essere chiamati di volta in volta prima col nome, poi col cognome e dopo col patronimico.. mi sembra umano avere confusione e smarrimento. Tuttavia è un capolavoro, un grande romanzo corale che ti mostra gli orrori dei lager, della guerra, delle battaglie in prima linea e la disperazione di chi sta a casa e ha difficoltà a trovare e/o mantenere il suo posto nella società politica, in cui o sei con noi o sei contro di noi e alla prima occasione kaputt. L’amore, la morte, la famiglia, la vita che va avanti nonostante la miseria. Stupendo. L’unica cosa che non mi permette di dare il voto massimo all’opera è la prolissità e l’ostentazione di cultura letteraria e filosofica. Sfrondando qua e la il libro sarebbe stato più scorrevole e non avrebbe perso niente, guadagnando anzi in leggibilità.

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Tutti i romanzi e i racconti Tutte le storie dell’orrore puro – Tutte le storie oniriche e fantastiche – Tutte le storie del Ciclo di Cthulhu

L’orrore puro per H.P.Lovecraft si riassume in cimiteri, vecchie case e cose innominabili che non possono essere descritte (e che per la maggior parte delle volte, di fatti, non descrive). Tutto il resto è più che altro una visione onirica e surreale, un passo incerto, in bilico tra la realtà quotidiana e il sogno tormentato dello scrittore. Di fatti molti dei suoi racconti prendono spunto da sogni notturni realmente fatti da Lovecraft.More about Tutti i romanzi e i racconti

Il mio errore forse è stato quello di affrontare quest’opera (raccolta completa delle opere) tutta d’un fiato. Ho voluto immergermi nelle atmosfere dei suoi scritti ma devo ammettere che è stato faticoso.

E’ spesso una prosa pesante, autoreferenziale, noiosa. Certamente geniale nelle intuizioni. Descrizioni di intere città mostruose, di un pantheon di divinità antichissime e leggende complesse come quelle di Lovecraft necessitano una fervida immaginazione (e forse una dose di pazzia).

Sicuramente questo volume è dedicato agli appassionati, ai cultori del genere. Economica ma ben curata, con tante note e approfondimenti sui singoli racconti. Molto interessanti i saggi scritti proprio da Lovecraft e le sue considerazioni sul genere horror.

Continuo a preferire E.A.Poe e F. Kafka però.

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This is beat – Sfida di ballo

Cioè, bella fratello, yo, questi passi sono uno sballo, cioè, mi sono troppppo intripppato.

Bella li. Cioè, notizia flash, dobbiamo troppo vincere.

No, non sono impazzita. E’ che questo film mi ha fatto morire dalle risate. La grammatica, questa sconosciuta. Slang gggggiovane. Non avevo nessuna voglia di vederlo, ma era gratis con 3 e allora ci siamo sacrificati (con il biglietto del week end al the space cinema si può tornare a metà prezzo dal lunedì al giovedì).

Sapevo a cosa andavo incontro, basta vedere la locandina. Bimbiminkia che si credono fighi, che fanno acrobazie da stuntman per poter vincere una sfida di ballo. Ognuno ha le sue motivazioni, ma è tutto un pretesto per far vedere ragazzini snodati che si agitano a ritmo tunz tunz.

C’è quello che ha problemi con la tipa (bella zio, mi sono troppo intrippato, cioè mi sa che sono innamorato e tu non puoi capire), ci sono i brasiliani che hanno debiti di 40mila dollari con uno strozzino nelle favelas, c’è il tipo fighetto tedesco che se la tira e invece è uno sfigato e tutti lo odiano. Alla fine però che importa chi vince? L’importante è essersi fatti un balletto sul tetto. E se non puoi pagare lo strozzino puoi sempre lavorare una vita a ballare il mambo in un locale a Rio.

“Notizia flash bella, se torni nelle favelas senza quei 40mila dollari non lo puoi più ballare il mambo, che il minimo che ti succede è che ti staccano le gambe”.

Rimpiango i karatekid anni ’80.

Bella zio, questo film mi ha troppo intrippato! Troppo per gli amici degli amici di Maria.

 

 

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Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare

Se il primo film della saga ci ha entusiasmato, il secondo ci ha perplesso e il terzo ci ha sfinito, come potevamo non tentennare di fronte al quarto capitolo della saga di Jack Sparrow? In fondo tutta la storia ruota attorno a lui, che è il personaggio traino.

Forse è proprio per le bassissime aspettative che in fin dei conti come film ci è piaciuto.

Già la presenza di Penelope Cruz mi ha fatto drizzare le antenne. La pupilla di Pedro Almodovar non ha fatto niente di più che fare quello che fa di solito. La spagnola della situazione, rimarcando le sue origini. Forse è un po’ colpa della doppiatrice, ma dubito che l’originale si discosti poi di tanto.

La storia stavolta è ambientata in Europa, è sempre basata su un mix di mitologia, fantasia, storia. Una pellicola leggera e per fortuna meno macchinosa e complicata delle due che l’hanno preceduta. Significa che è stata godibile fin dall’inizio, tra capriole ed escamotage di pirati scalmanati. Molto autoreferenziale nel duello tra Jack e il finto Jack che lo copia alla perfezione in ogni sua stramberia, per arruolare marinai a suo nome. Piccola apparizione anche del padre di Jack che consiglia il figlio sulla fonte della vita, e per fortuna che c’era Barbossa a dare continuità alla storia, altrimenti poteva benissimo essere un film staccato dagli altri. L’assenza di Orlando Bloom e Keyra Knightley ha un po’ pesato nell’economia della storia, da una parte perchè erano loro i protagonisti indiscussi dei primi tre film, dall’altra perchè è un bene che la loro storia si sia conclusa nello scorso episodio. Era già stata tirata troppo per le lunghe.

Piroette, inseguimenti, grandi navi pirata, pericoli e abbandoni su spiagge deserte non mancano. Grande Brad Pitt, un po’ ripetitivo ma grande. Di Penelope Cruz ho già detto. Notevole il resto del cast.

Niente di eccezionale, un ottimo film per passare una calda serata estiva a far niente.

 

Ps= se qualcuno volesse spiegarmi in che modo la sirena poi ha salvato il missionario gli sarei grata, perchè davvero la cosa mi sfugge.

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L’ultimo dei Templari

Tutto dipende da cosa ci si aspetta da un film.

Dalla promozione pubblicitaria, dal titolo e dal trailer mi aspettavo un filmone storico. Magari un’americanata, ma quantomeno storico. Invece mi sono trovata davanti all’ennesima fantastoria, di quelle brutte che gira Nicolas Cage ora che è in un periodo down della sua carriera.

Per intenderci, avrei dovuto capirlo dall’inizio, dalla scritta “AL TEMPO DELLE CROCIATE” in sovraimpressione. Si ma quale crociata? La prima? La seconda? La dodicesima?

Anche quando vedi la prima strega incroci le dita e speri di andare avanti, magari è sempre dal punto di vista del credente, dell’inquisitore, poi si fa tutto normale. Battaglie, ambientazioni, paesaggi. Via via che il film va avanti è un perdersi in un’escalation di incongruenze e avvenimenti fantastici. Un misto tra “L’armata delle Tenebre”, “Il signore degli Anelli I” e una puntata di Voyager.

Insomma, clichè sui templari, sulle streghe e sul fantasy di ambientazione medievale.

Meno male che era l’ultimo dei templari. Un altro non l’avrei retto.

Sconsigliatissimo. A meno che.. (segue spoiler!)

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Citazioni d’autore #1


Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.

Il barone rampante – Italo Calvino

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Il cigno nero

Un tormento dall’inizio alla fine. Un crescendo di suspance e di confusione. Allucinazioni? pazzia? verità? Quanto c’è di vero in quello che vive Nina? Dopo mille fatiche ed un’ostentata insicurezza ottiene quello che desidera da una vita, il ruolo di Odette.

Ossessionata da una madre la cui carriera artistica è stata spezzata dall’arrivo della figlia, affascinata dal coreografo e perseguitata dalla nuova ballerina della compagnia.

Una Natalie Portman fenomenale. Un’interpretazione che l’ha resa spesso e volentieri irriconoscibile durante la pellicola. Un ruolo tormentato e contraddittorio, il personaggio della Portman si divide tra la risolutezza per raggiungere l’obiettivo, il timore di non raggiungere la perfezione e la ricerca del proprio lato oscuro, il cigno nero che è in lei. Un turbinio di trasgressione, tensione e labili equilibri, in un climax ascendente fino alla conclusione prevedibile ma non scontata.

Vincent Cassel fa il suo ruolo di bello e dannato della situazione, intrigante e ambiguo, che stimola Nina a trovare la parte oscura di se. Per quanto a me Vincent Cassel mi sembra tutto meno che bello. Personalmente se anziché fare l’attore e aver sposato la Bellucci facesse il fruttivendolo non se lo filerebbe nessuna.

Il dramma del vedere al cinema un film così impegnato e tormentato è il pubblico in sala. Il vicino di poltrona l’avrei steso a testate. Battute fuori luogo a voce alta in cerca di ilarità condivisa, soprattutto dopo le scene un po’ erotiche. Va’ che non è un film di Vanzina, non fa ridere..

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