Sarà che io, non avendo grandi doti olfattive, mi sono sentita ghettizzata da questo mondo parallelo fatto di odori e proiezioni razionali. Come se non nutrissi un risentito dispiacere personale per la perdita di certe sfumature quotidiane, arriva Suskind a rimarcare che l’odore è come l’anima e chi non lo ha o non lo percepisce è arido, mentre chi lo percepisce ne è schiavo e nemmeno s’accorge di esserlo, convinto di percepire il mondo con gli occhi e con il tatto. Ma Grenouille è davvero un mostro, lo è perché non ha odore/anima (e questo sembra giudicare le sue nefandezze) e la sua condanna è quella dell’ipersensibilità alle anime altrui.
Personaggio originale, in un certo senso, nonostante mi abbia ricordato i personaggi delle storie soft horror in cui se ti rubano (o anche solo calpestano) l’ombra muori perché se non hai l’ombra, il riflesso (e qui Il profumo), l’anima non sei completo.
Ma non è vero che Grenouille non è antipatico, come ho letto in tante recensioni. E’ dannatamente sfacciato e arrogante, una vera zecca (lo definisce così l’autore!), che si pone al di sopra di tutto e di tutti solo perché hai un naso.
Sicuramente la narrazione è superiore a quella del film, che francamente mi ha indisposta nei confronti della lettura. Quindi è possibile che il conteggio finale delle stelline sia influenzata dalla nefanda visione della pellicola. Mea culpa.